La terra era arida e l’aria afosa; lo so adesso che lo rivivo nel ricordo ma all’epoca ne ero avvolto senza che me ne accorgessi. Ora la chiameremmo avventura ma certe cose, mentre le vivi, sembrano parte di te e l’aver appena scoperto che in agosto c’è il solleone faceva di me un esploratore. Ricordo anche la delusione quando la nonna, ridendo, mi ha spiegato che, dicendomi “attento al solleone” non intendeva proprio qualcosa di ruggente. Al posto delle creme solari c’era il mio fidato cappello di paglia che avrebbe fatto invidia a Huckleberry Finn anche se lui, forse, non avrebbe frequentato l’orto di casa nascondendosi tra i filari di pomodori.
Lo so, erano giorni di continue scoperte, anche linguistiche, quando apprendevo con sbigottimento che i miei cugini si riferivano al loro padre con l’appellativo di “babbo”. Io, che conoscevo solo il termine babbeo, ne ero sorpreso e mi dicevo: “contenti loro…” ma si sa, la Toscana è popolata da gente strana.